Riguardo la TAC con una minore emissione di radiazioni, è intervenuto il Prof. Sergio Salerno, Presidente della Sezione di Studio in Radioprotezione e Radiobiologia della Società Italiana di Radiologia Medica ed Interventistica SIRM, nel corso del programma Genetica Oggi in onda su Radio Cusano Campus.
“L’algoritmo presentato dalle due colleghe ingegnere cliniche di Napoli (che è valso alle due studiose il premio HTC nda) è, da quello che ho potuto leggere sulla stampa, un algoritmo iterativo – ha detto il Prof. Salerno – che già dal 2009/10 è stato sviluppato da diverse aziende ed oggi è presente in tutte le apparecchiature a nostra disposizione, almeno per ciò che riguarda quelle di ultima generazione. Il nostro timore è stato quello che passasse l’idea che senza questo algoritmo la TAC non si potesse fare. Ridurre le dosi di radiazioni in una TAC è in realtà un processo molto complesso non legato solo ad un algoritmo, magari fosse così semplice. Ci sono purtroppo tante altre variabili. La prima cosa da fare sarebbe quella di controllare il numero di esami che vengono effettuati, questo perché quando un esame è inutile anche se lo fai a bassa dose di radiazioni resta comunque inutile, quindi serve un controllo del numero di esami. Le colleghe segnalavano che in Italia si fanno un enorme numero di esami. Noi tutti, medici, specialisti, radiologi, dobbiamo chiederci se questi esami sono necessari e utili.
“Il secondo problema è che non basta solo un algoritmo per ridurre la dose ma c’è bisogno che l’operatore che esegue il controllo sia formato in una certa maniera. C’è bisogno di una giusta dose per un giusto esame clinico che risponde alle caratteristiche del paziente e al tipo di condizione che il medico sospetta. Molti autori americani hanno evidenziato, studiando proprio questi algoritmi, che quando un algoritmo è usato in modo eccessivo non consente di vedere piccole metastasi polmonari. Si capisce che se faccio un esame a basso dosaggio e poi non si vedono le metastasi non sto facendo un buon servizio. Ben venga arrivi qualunque cosa che porta meno radiazioni al paziente ma si deve far passare il messaggio giusto: ogni dose deve essere quella necessaria e utile al paziente, alla sua cura, alla sua diagnosi e alla sua terapia. Purtroppo non esistono sistemi miracolistici”.
Andrea Lupoli