IVIConservare la fertilità femminile nel momento più complesso e delicato, quando la donna è colpita da tumore. La richiesta di preservare la fertilità è in costante aumento alla luce dell’aumento dei tassi di sopravvivenza ai tumori. Sono due le neoplasie più frequenti: il nemico numero uno per gli uomini è il tumore della prostata, mentre per le donne è quello della mammella. I due tumori presentano però sopravvivenze a cinque anni di oltre il 90%, con percentuali ancora più elevate per quelli che vengono diagnosticati allo stadio precoce. Le cure oncologiche però possono compromettere la capacità riproduttiva delle pazienti: circa il 10% dei casi di cancro riguarda, infatti, donne al di sotto dei 45 anni, per le quali è sempre più forte l’esigenza e la necessità di preservare il proprio potenziale riproduttivo. Ne ha parlato il Prof. Antonio Pellicer, Presidente IVI (Istituto Valenciano di Infertilità) recentemente associatosi con la RMANJ (Reproductive Medicine Associates of New Jersey), intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus nel corso del programmaGenetica Oggi”.

Professore,  oncologie e fertilità rappresentano un binomio estremamente delicato

Quello che succede è che molto spesso dopo un trattamento oncologico, soprattutto nel caso di trattamento del tumore all’ovaio, la donna diventa sterile. Abbiamo prima del trattamento due possibilità: Prendere una parte di ovaio che si congela e si trapianta dopo il trattamento oppure si prelevano ovuli da utilizzare in futuro.

Quindi si possono prendere cellule uovo e crioconservarle ossia congelarle?

Esattamente, o si congela il tessuto ovarico o si congelano gli ovuli, in quest’ultimo caso la crioconservazione degli ovociti rappresenta una grande opportunità per le pazienti oncologiche che, dopo aver affrontato una malattia grave come il tumore, non vogliono rinunciare al desiderio di diventare madri. La ricerca scientifica e la pratica clinica hanno fatto passi da gigante e oggi i tassi di successo che si ottengono dalla fecondazione in vitro che impiega ovociti congelati sono simili ai risultati ottenuti con ovociti freschi.

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Questi ovuli così conservati si mantengono nel tempo?

Assolutamente si, oggi sappiamo che un ovulo può essere conservato fino a 20 anni. Una donna non aspetta certo tutto questo tempo ma la conservazione è appunto possibile per un periodo tanto lungo. In generale alla fine di un trattamento oncologico, che dura mediamente 4-5 anni, la donna può impiegare i suoi ovuli per diventare madre.

Per gli uomini invece cosa si può fare?

La fertilità maschile è meno compromessa rispetto a quella femminile perché nell’uomo adulto è molto più facile conservare sperma rispetto agli ovuli. Congelare lo sperma però non è proprio necessario perché in circa l’80% degli uomini, anche dopo una specifica oncologia mirata al tumore al testicolo, si riacquista la fertilità. Nella donna è molto, molto più difficile che la fertilità rimanga conservata. Ecco perché si propone la crioconservazione.

Andrea Lupoli